Castell’Arquato e Veleia Romana – 1° Giugno

Domenica 1° Giugno

Visita guidata a:

Castell’Arquato (PC)  e  Veleia Romana

e il  suo Antiquarium Lugagnano Val D’Arda (PC)

 

VELEIA ROMANA

La città romana di Veleia si sviluppa alle spalle della colonia di Piacenza (a m.460 s.l.m.), nella

valle di un subaffluente del Po, il Chero, in territorio ligure, una volta domata – poco prima

della metà del II sec.a.C. – la lunga resistenza delle popolazioni indigene. La presenza di un

sepolcreto a cremazione della seconda età del ferro, scavato alla fine del secolo scorso, a nord-

est dell’abitato romano, consente di ritenerla sorta nell’area d’insediamento di una comunità

protostorica.

Veleia diviene, attorno alla metà del I sec.a.C., municipium, capoluogo di un distretto montano

esteso dal Taro al Luretta e dal crinale appenninico alla pianura, confinante con i territori di

Parma, Piacenza, Libarna, Lucca. Il nome deriva da quello di una tribù ligure,

i Veleiates o Eleates. Testi epigrafici e fonti letterarie ne attestano più antica e frequente la

grafia con elle semplice. Ma già probabilmente dal I sec. d.C. la città è designata nella parlata

corrente con l’appellativo, sopravvissuto nel Medioevo, di Augusta, che distingue talvolta centri

romani in territori mai del tutto romanizzati. Alle fortune della città non sono estranee

motivazioni politiche e militari. Ma, lontano dalle grandi strade transappenniniche, male

esposto e minacciato da frane, il sito favorisce probabilmente una spontanea evoluzione del

primitivo nucleo urbano in virtù delle acque cloruro-sodiche presenti nei suoi terreni, oggetto di

devozione per le loro proprietà terapeutiche, sicuramente apprezzate per usi alimentari.

 

CASTELL’ARQUATO

Storia

È difficile spiegare la sensazione che si prova quando, percorrendo la strada fiancheggiata dai

campi ben ordinati della pianura piacentina, dai filari di gelsi e dalle cascine, si scorge da

lontano il colle sul quale si aggrappano le minute casette e i possenti torrioni di

Castell’Arquato.

Il morbido passaggio dalla pianura alla collina, non fa presagire l’apparizione di un borgo che

già al primo sguardo rapisce per la dolcezza dei colori e l’armonia delle linee che lo inseriscono

perfettamente nel paesaggio, interrotte unicamente dalla forte verticalità della rocca.

Il promontorio su cui sorge Castell’Arquato è una delle prime colline che si incontrano venendo

dalla pianura, essa qui finisce e si restringe fino a formare una stretta valle, dal punto di vista

strategico dunque permetteva una visione completa della pianura e delle colline retrostanti,

oltre al controllo della strada di fondovalle.

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Del primitivo “castrum” romano del III secolo a. C. non restano tracce se non nel nome più

antico “castrum arquatum”, a significare il borgo che, adagiandosi sulla collina, ne riprende la

forma arcuata. Per avere notizie documentali bisogna attendere l’VIII secolo, in epoca

longobarda, quando “un nobile e potente signore de’ nostri, nomato Magno” nel 758 fece

ricostruire la chiesa Collegiata; lo stesso Magno nel 772 cedette tutti i suoi beni nel borgo, la

chiesa e il borgo stesso al vescovo di Piacenza. Il dominio vescovile si protrasse fino al 1220,

quando il vescovo mise in vendita il borgo favorendone l’acquisto da parte degli “homines”

arquatesi per la cospicua somma di 700 £ piacentine, a cui aggiunsero altre 200 £ per avere il

diritto di riscuotere le decime della chiesa. Seguì un periodo di governo comunale che terminò

nel 1290 allorché il borgo venne conquistato dal piacentino Alberto Scoto che, consolidato il

suo dominio sulla città, andava estendendo la sua influenza nel contado. Egli inaugurò il

periodo signorile e tenne il potere fino al 1317 quando fu sconfitto dai Visconti.

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Leggi il Volantino del Gruppo Archeologico Ambrosiano